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L’80% degli italiani non sa come gestire i proprio soldi - FocusRisparmio




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L’80% degli italiani non sa come gestire i proprio soldi

26 gennaio 2023 di Chiara Santilli

 6 min

Il mattone resta l’investimento preferito, seguono titoli e fondi. Solo uno su due sa cosa significa diversificare e la consulenza finanziaria è poco conosciuta. Savona: “In Italia norme che ostacolano il risparmio”

Per quattro italiani su cinque gestire le proprie finanze risulta complesso. Colpa sia del difficile contesto economico, funestato dall’inflazione, sia delle scarse conoscenze in materia finanziaria, che seppure in aumento restano decisamente insufficienti, inferiori alla media europea, anche per quanto riguarda i servizi di consulenza. Ne deriva che il mattone resta l’investimento preferito degli italiani, con il 10% che tiene risparmi sotto il materasso, mentre si guarda sempre più ai guadagni facili, come quelli promessi dalle criptovalute.

È questa, in estrema sintesi, la fotografia scattata dal Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane nel 2022, stando al quale la percentuale di investitori che ha registrato un calo temporaneo o permanente delle proprie entrate si attesta al 23%, in aumento rispetto al 17% del 2021, mentre aumentano le famiglie ‘fragili’, ossia in difficoltà nel far fronte a spese fisse e ricorrenti (37% da 33%), e restano stabili al 23% quelle che non sono in grado di gestire una spesa imprevista di mille euro.

Per l’80% degli italiani è difficile gestire le proprie finanze

Come si diceva, quindi, l’80% degli italiani che investono i propri soldi ritiene “complessa” la gestione delle finanze personali, soprattutto a causa del contesto incerto e della crescita dei prezzi. Il 65% sembra comprendere gli effetti dell’inflazione, ma tra gli investitori che preferiscono tenere i risparmi sul conto corrente (21%) e tra quanti indicano l’inflazione tra i fattori di difficoltà (21%), rispettivamente più di un terzo e circa un quarto non coglie l’impatto della corsa dei prezzi sul proprio potere di acquisto.  

Solo un investitore su due sa cosa significa diversificare

Sebbene in lieve crescita, le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base né rispetto agli strumenti finanziari né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario. Ad esempio la nozione di diversificazione degli investimenti è compresa solo dal 50% degli intervistati, mentre la quota di risposte corrette alle domande su conto corrente, azioni, obbligazioni e fondi comuni di investimento rimane al di sotto del 60%. Risicata infine la percentuale di chi ha familiarità con le nozioni di rischio di credito, di mercato e di liquidità: qui la percentuale oscilla tra il 20 e il 49%.

Consulenza finanziaria, questa sconosciuta

Intanto, la consulenza finanziaria resta un mistero per la maggior parte degli italiani. Gli investitori che si avvalgono dei consigli di un professionista non sempre mostrano piena consapevolezza delle caratteristiche del servizio di advisor. Solo il 39% sa che la sua prestazione riservata ai soggetti iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari e appena il 15% identifica nella modalità di retribuzione una delle caratteristiche tipiche della consulenza indipendente. Non solo. Si ferma al 34% la percentuale di coloro che sanno che la consulenza è un servizio a pagamento mentre circa il 60% dichiara di non essere disposto a pagare. Dall’indagine emerge poi anche che gli individui assistiti da un professionista detengono un portafoglio più diversificato e sono più di frequente orientati verso l’investimento sostenibile.

Il mattone resta l’investimento preferito, seguono titoli e fondi comuni

Visto il difficile contesto economico, gli italiani preferiscono ancora impiegare il proprio risparmio nell’investimento immobiliare (il 23% dal 26% del 2021). Segue l’investimento finanziario (il 20% dal 27%), mentre la preferenza per il conto corrente è scesa al 12% dal 18%.  

“Abbiamo un risparmio del 12%, spese oculate, scarsa propensione all’indebitamento e un orientamento a investimenti tradizionali”, ha sottolineato Riccardo De Lisa dell’Università degli studi di Cagliari nel corso della presentazione del rapporto Consob. “Il 50% della ricchezza  ha fatto notare è investimenti immobiliari, il restante 50% è tripartito in titoli a reddito fisso, quote di fondi comuni di investimento e depositi. Composizione di un portafoglio tradizionale che mischia investimenti immobiliari e mobiliari. Ma questo investitore che si comporta da buon padre di famiglia nel contesto attuale dovrebbe essere più finanziarizzato”.  

Il restante 39% degli italiani non sa indicare oppure indica (percentuale sotto il 10%) che preferirebbe tenere i propri risparmi sotto il materasso. E c’è anche una quota di investitori che non si rivolgerebbe nemmeno alla banca per tenere il proprio denaro, quota in lieve calo rispetto all’anno precedente, ma comunque presente. È aumentata, infine, la quota di chi risparmia per motivi precauzionali, dal 40% al 45%, e di chi risparmia per comprare una casa, dall’11% al 15%. Ma metà delle famiglie italiane non riescono a risparmiare.

In aumento chi investe in criptovalute, pochi quelli che puntano sulla sostenibilità

In aumento la quota di italiani che investono e che accedono alla rete per scambiare criptovalute e negoziare online (rispettivamente dal 2% all’8% e dall’8% all’11%), così come sale l’interesse potenziale, che “si associa, tra le altre cose, alla prospettiva di guadagni facili e alla propensione a sopravvalutare le proprie conoscenze in materia”. Gli intervistati acquisiscono informazioni principalmente dalla stampa generalista (42% dei casi), dai media specializzati (28% del campione) e da social media e web communities (26%). I fattori che possono incentivarne l’acquisto sono soprattutto la diversificazione degli impieghi del proprio risparmio (16%) e l’opportunità di un guadagno immediato (15%).

Solo l’11% degli italiani, invece, mette i propri soldi in investimenti sostenibili. Un dato che si associa a una conoscenza molto bassa delle nozioni di base in materia di finanza sostenibile e a un interesse diffuso, che in prospettiva potrebbe tradursi in un aumento significativo di tali investimenti. Nel giro di due anni, infatti, si dichiara propenso a investire di più in prodotti sostenibili il 57% degli intervistati (74% tra gli interessati e 93% tra coloro che già li posseggono). Secondo l’indagine proprio la mancanza di conoscenze è il maggiore deterrente a scegliere investimenti sostenibili, seguito dalla percezione di rischi elevati (l’87% degli intervistati li giudica opzioni più rischiose di quelle ‘tradizionali’), performance finanziarie basse (l’86% dei rispondenti li considera opzioni più costose), mancanza di informazioni utili e chiare e il timore del greenwashing.

Savona: “In Italia norme che ostacolano il risparmio”

Duro l’intervento del presidente Consob, Paolo Savona, che nel corso della presentazione del rapporto, ha puntato il dito contro governo e parlamento. “L’inflazione ha spiegato ha da sempre legami con la quantità di moneta e questa con il finanziamento della spesa pubblica attraverso l’indebitamento statale: essa opera come una tassa occulta e iniqua violando il fondamento democratico della no taxation withour rapresentation”.

In Italia, secondo il numero uno dell’Authority, ci sono norme che ostacolano il principio costituzionale della difesa del risparmio. E a tal proposito Savona ha ricorda di avere sollecitato a giugno governo e parlamento perché garantissero parità di trattamento normativo, non solo tributario, tra tutte le attività possedute, proprio per contrastare l’aumento dell’inflazione. “Dopo un iniziale interesse alla proposta ha spiegato Savona non sono stati fatti progressi, anzi le discriminazioni di trattamento normativo tra attività di portafoglio sono aumentate, ostacolando il raggiungimento dell’obiettivo di tutela del risparmio in ogni forma, come previsto dalla Costituzione”. Savona ha anche ricordato che secondo la sua proposta gli effetti dell’inflazione potevano essere mitigati costruendo a livello individuale un portafoglio dove la componente mobiliare e immobiliare, nonché quella valutaria fossero in equilibrio.  

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